[Recensione] Serato Scratch Live 2 + Rane SL3

Oggi recensiamo il sistema Serato Scratch Live (SSL3), un sistema hardware/software destinato  ai disc jockey che desiderano effettuare il passaggio dal djing old school basato su dischi in vinile e cd, al mondo della musica digitale, senza però perdere il contatto con l’arte del mixaggio tradizionale. Il concetto alla base di Scratch Live è quello di poter disporre di una ampia libreria musicale sul proprio computer e conservare la possibilità di controllare le tracce nel modo in cui siamo stati abituati per anni. Sebbene Scratch Live non sia stato il primo prodotto di questo tipo  sul mercato, non vi è dubbio che si sia imposto come uno standard di riferimento in termini di funzionalità e facilità di utilizzo.

Serato Package

Scratch Live è il risultato di una  partnership tra due grandi aziende, Serato Audio Research e Rane. Il software sviluppato da Serato non richiede un seriale perchè funziona esclusivamente con un hardware Rane approvato. come il recente mixer Rane SIXTY EIGHT, il mixer TTM-57SL, MP 4, la scheda Rane audio SL 1 o, nel nostro specifico caso, la performante Rane SL 3.

La Sezione Software: Scratch Live v2.1

Serato Scratch Live utilizza vinili or cd time code  per sicronizzare la riproduzione dei file audio digitali e controllare le tracce come si farebbe normalmente con un disco in vinile o un cd tradizionali. Quest’ultima versione del programma supporta, oltre agli mp3 anche i file WAV, AAC, Ogg Vorbis e AIFF. Ricordiamo che Serato detiene anche un formato proprietario riproducibile in alta qualità solo ed esclusivamente tramite Scratch Live (o ITCH) e che consente di suonare le tracce rilasciate attraverso il canale Whitelabel.net. Serato Scratch Live, in combinazione con la SL3, ha quattro modalità di riporduzione: Absolute (ABS), Relative (REL), Internal (INT) e THRU (non disponibile su RANE SL1) che consente di riprodurre i segnali come i vinili e i cd audio non timecode.

In Absolute mode se l’utente solleva la testina dal vinile e la posiziona in un altro punto del disco timecode determinerà lo spostamento, a livello software, del punto di riproduzione. In Relative Mode si conserva il feeling tipico del djing tradizionale ma non vi è spostamento della riproduzione descritto per lAbsolute mode. Tuttavia diventano accessibili nuove funzionalità come il looping, l’instant doubles ed i punti di cue.

Scratch Live può essere utilizzato anche in Internal mode con i punti di cue, un laptop e, opzionalmente, un midi controllers. Rispetto ad altri prodotti concorrenti  Scratch Live non offre alcuna funzionalità  di auto mix o auto sync. Ad ogni modo l’Internal mode ha alcune funzionalità con una sorta di auto play o l’instant doubles nel caso di malfunzionamenti di uno dei deck. L’Internal Mode mette a disposizione anche un pitch control e pitch blend  a livello software per mixare le tracce senza controllo timecode. L’interfaccia grafica è molto pulita ed elementare se comparata ai prodotti concorrenti, sinonimo del fatto che in Serato si è badato decisamente alla sostanza più che alla forma. Ogni deck ha a disposizione fino a 5 punti di Cue che possono essere personalizzati nei colori ed esere richiamati da tastiera o pilotati da un controller midi. Il loop può essere impostato in incrementi di1/32 ed i relativi punti possono essere memorizzati e richiamati ogni volta che si carica la specifica traccia in uno dei deck. Con il recente aggiornamento è stato introdotto anche  il campionatore multi banco SP-6.

Scratch Live 2.0 consente anche di visualizzare le copertine dei file audio (se presenti nei Tag ID3) facilitando l’identificazione delle tracce. Allo stesso modo il browser può essere impostate in modalità differenti ed adattato alle specifiche esigenze di scorrimento e richiamo della propria libreria musicale.

Altre nuove funzionalità sono la sezione DJ-FX gli Smart Crates. SSL 2.0 offre effetti come Flanger, Echo, Phaser, Delay, Reverb, Breaker, Lo Pass, Hi-Pass Filter ed altri ancora per un totale di 12 DJ-FX. L’utente può impostare fino a 3 Fx per deck. La sezione di controllo avanzato degli Fx è visibile solo se opportunamente richiamata, rendendo lo spazio dell’interfaccia grafica pulito ed organizzato. Con Smart Crates Serato ha introdotto una gestione della libreria simile a quella presente su iTunes ma completamente indipendente da quest’ultimo.

Grazie alla partnership con Ableton è stato introdotto The Bridge che permette di stabilire un collegamento con Live 8 e visualizzare le clip all’interno dell’interfaccia grafica di Serato Scratch. Senza mai abbandonare SSL l’utente può pilotare l’inserimento delle clips e l’utilizzo degli effetti presenti in Ableton Live. The Bridge è una funzione automaticamente disponibile in SSL 2.1 allorchè l’utente abbia installata una versione registrata di Ableton Live 8.

Interessante ricordare che gli aggiornamenti di Scratch Live sono sempre gratuiti per chi acquista un hardware Rane certificato.

La Sezione Hardware: Rane SL 3

Nel pacchetto retail troviamo la scheda audio Rane SL 3, una coppia di Cd timecode, un paio di  Vininili timecode, 4 cavi RCA, la custodia morbida UDG , l’alimentatore opzionale con gli adattori per i diversi paesi e un Cd di installazione con il manuale  in formato pdf. La RANE SL 3 offre una sonorità di livello superiore rispetto alla SL 1, grazie ai convertitori a 24 bit ed  introduce la possibilità di attivare la modalità THRU a livello software. Per quanto concerne la connessione USB si passa allo standard USB 2.0, capace di alimentare la SL 3, ricordando però che in assenza dell’alimentatore di rete, la disconnessione del cavo provocherà il silenziamento della riproduzione audio, anche se si stanno suonando vinili o cd tradizionali.

Il sistema completo ha un prezzo al pubblico di circa 700 euro, in linea con analoghi prodotti della concorrenza. In termini di confronto possiamo dire che alcune funzionalità di SSL giustificano ampiamente il prezzo e consentono a Serato/Rane di collocarsi un gradino al disopra del resto del mercato. Basti pensare all’integrazione con Ableton Live. Ciò che invece non ci è piaciuto particolarmente è stata la complessità e le limitazioni nella mappatura MIDI dei comandi, ma anche il fatto di non avere a disposizione le funzioni looping in Absolute mode. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto teniamo però a sottolineare l’estrema soggettività del giudizio. Nella logica Serato un autentico turntablist non necessita di funzioni di questo tipo.

Un ringraziamento ad Audio Equipment e Gabriele Chinaglia per averci messo a disposizione la demo unit per questa recensione.

I requisiti di sistema per Serato Scratch Live

Macintosh

  • 1 GHz G4
  • 1 GB RAM; more recommended
  • 1024 x 768 screen resolution
  • OSX 10.3.9 or higher
  • Intel Macs require Scratch Live version 1.5 or higher
  • Available USB port (USB 2.0 required for SL 3)

Windows

  • Intel processor, 1.5 GHz or better
  • 1 GB RAM*
  • 1024 x 768 screen resolution
  • Windows XP with Service Pack 2 or higher, Windows Vista, Windows 7
  • Available USB port (USB 2.0 required
    for SL 3)

Disponibile Wavelab 7…anche per Mac

Wavelab, la nota applicazione per l’editing audio stereo e multi-canale, il mastering e il sound design giunge alla versione 7 ed è da oggi disponibile sullo shop on line di Steinberg, anche in versione per Mac OS X.

Wavelab è l’ applicazione di mastering audio leader del mercato sin dal 1995. E’ una soluzione completa per l’editing audio stereo e multi-canale utilizzata in tutto il mondo per la sua indiscussa qualità e flessibilità.

Dopo anni di attesa la versione 7 viene finalmente disponibile su piattaforma Apple ed include strumenti di analisi in grado di rilevare e correggere errori nello spettro di frequenze del file audio sottoposto ad editing e tools per il restauro audio e per l’eliminazione di artefatti o rumori come i plug-in DeNoiser di Sonnox.

WaveLab 7 include 29 plugin VST3, inclusi StudioEQ, RoomWorks, un maximizer, tre diversi compressori,  un limiter e Post Filter nonchè gli immancabili strumenti per la masterizzazione CD/DVD, dotati di un nuovo cuore capace di garantire un processo di masterizzazione più affidabile e stabile, in molteplici formati.

Il prezzo ufficiale di Wavelab 7 è di 599 euro, mentre sono necessari 99 euro per Wavelab 7 Elements.

La Promozione Artistica del Disc Jockey: Linea di Confine

Oggi come oggi la promozione dell’ artista è diventata condizione essenziale per garantirsi la necessaria visibilità sul mercato e quel genere di hype capace di tradursi, se opportunamente gestito e veicolato, in una incremento degli ingaggi e dei contatti professionali. Non è però oggettivamente facile stabilire la linea di confine tra promozione equilibrata e quella delle mega offerte da supermercato. Molti disc jockeys della nuova generazione sono nati e cresciuti in questo contesto e non sono obiettivamente in grado di valutare modalità alternative, essendo questa l’unica realtà con cui si siano mai misurati. La vecchia generazione, per contro, annovera moltissimi rappresentanti che non sono in grado, o non vogliono adeguarsi ai tempi che corrono. Due schieramenti opposti, geneticamente incapaci di dialogare perché fondati su filosofie apparentemente inconciliabili. Ci sembra di poter stabilire un parallelismo con la diatriba tra puristi del vinile e gli estremisti del digital djing. Chi come noi ha iniziato a mixare sui tradizionali Technics Sl-1200, digerisce con fatica la metamorfosi del mestiere del disc jockey e tende a difendere a spada tratta l’aspetto romantico della manipolazione del disco in vinile, di una puntina che si appoggia sui solchi dell’incisione, del dito che frena ed accelera la rotazione del piatto. Le nuove leve guardano invece un giradischi come si guarda un cimelio da museo, magari con rispetto, ma sempre con l’occhio di chi lo ritiene tecnologia superata. In verità ciascuna delle parti dovrebbe rendersi conto che passato, presente e futuro sono legati indissolubilmente. Il digital dj non sarebbe nulla senza la consapevolezza del proprio passato ed il tradizionalista del vinile non dovrebbe arroccarsi su posizioni conservatrici solo perché incapace di imparare le nuove tecnologie ed ammettere le molteplici potenzialità di esprimere e reinterpretare la professione. Così come il lettore di compact disc rappresenta un simbolico compromesso tra le due posizioni, così si potrebbe dire che una giusta ed equilibrata promozione possa mettere tutti d’accordo.

Non ci sono dubbi, possiamo fare la più bella delle serate ed infiammare il pubblico in pista come mai accaduto in precedenza, ma se non resta nulla a documentare tutto questo non potremo mai trarne alcun vantaggio. Pubblicare un video o un reportage fotografico su Facebook o MySpace è senz’altro una pratica accettabile e addirittura consigliata. Diverso è riempire il proprio wall o, peggio ancora quello di altri, con veri e propri reality fatti in casa. Altro errore da evitare è quello di mistificare la realtà lasciando intendere ad amici, colleghi e operatori del settore che siamo le guest star di una serata quando magari siamo stati semplici clienti, oppure siamo andati soltanto a salutare un amico in consolle. Nell’era di internet e dei social networks le bugie hanno le gambe ancora più corte! Ci sentiamo di raccomandare infine l’astensione da un uso eccessivo degli Inviti ad Eventi. Oltre ad essere molto fastidioso per chi si vede ricevere molteplici notifiche per qualcosa a cui non è minimamente interessato, si corre il rischio di vedersi bannati da Facebook, con la conseguente inappellabile perdita di tutti i propri contatti, fotografie e video. Investire piuttosto sulla valorizzazione della propria pagina, sia essa MySpace o Facebook, può fungere da richiamo passivo non invasivo, e conferire un aspetto professionale, capace di invogliare il visitatore ad approfondire  e interessarlo a visionare i nostri documenti audio/video/foto che metteranno in evidenza le nostre capacità ed i locali in cui abbiamo suonato.

Nei prossimi giorni pubblicheremo un articolo specifico sugli strumenti ed i servizi disponibili sul mercato in grado di valorizzare le nostre pagine Facebook e MySpace, distinguendoci così dalla massa e facendo risaltare in modo sobrio ed efficace referenze e fiori all’occhiello. Stay tuned and don’t spam!

[Tutorial] Mappare Midi controllers su Ableton

Grazie al distributore Italiano Backline, il quale ci ha gentilmente fornito la versione completa di Ableton -ovvero Ableton Suite-, oggi Webdeejay e dj-mag.it vi faranno scoprire il mondo del Midi-Mapping all’interno di Ableton portando alla luce un fatto che probabilmente non tutti sanno: mappare il proprio controller non è difficile!!!…Almeno…non con Ableton.

Sarebbe inutile affermare il contrario; oggigiorno, diventare un producer e veder prender forma le proprie creazioni  risulta essere  un processo considerevolmente più semplice ed intuitivo che nel passato -anche recente-. L’avanzare della tecnologia ha infatto reso accessibili strade che prima erano precluse a pochi eletti, donando dunque la possibilità a chiunque di potersi cimentare nei panni di un novello producer, soprattutto grazie alla miriade di Daw, Vst e altre forme di softwares  disponibili a prezzi abbordabili che strizzano l’occhio alle masse ed ai semplici  “curiosi”. Lo stesso discorso si può ovviamente applicare per la professione del Dj; l’abbondanza, e soprattutto la “presenza” di software di mixaggio disponibili sul mercato è ormai cosa nota a tutti. Tuttavia, tutta questa massiccia presenza di softwares orientati verso il mondo Dj\Producers non è ancora riuscita a cambiare un dato di fatto; lavorare solo ed esclusivamente con la tastiera del Pc risulta spesso essere scomodo. Che sia  il non voler essere incollati allo schermo durante live o Dj sets, oppure semplicemente un fattore di comodità e di “feeling”, la maggior parte degli utilizzatori di softwares in questa industria, finisce spesso per rivolgersi al buon vecchio protocollo Midi. Come recita il detto presente direttamente all’interno del sito Ableton, “Suonare Live senza un controllo fisico, è come avere una Porsche che non porti mai oltre la seconda marcia”; sfortunatamente, per quanto possa essere comodo controllare softwares, Daws etc tramite controller,  il tutto viene spesso bilanciato dalla necessità di passare attraverso processi di “mappatura” Midi ed inoltrarsi nei meandri di complesse elaborazioni piene di “Note” e numeri. Per questo motivo, WebDeejay ha deciso di venire incontro a tutti coloro che reputano il processo di “mapping” una zona tabù e di spiegarvi passo per passo, come mappare il vostro controller midi all’interno di uno dei software più utilizzati per Live\Dj Sets\Production; ovvero Ableton…e sarete contenti di scoprire che il tutto si rivela essere semplicissimo grazie a questo incredibile software.

“Pappa pronta”

Come sappiamo benissimo, “Il tempo è denaro”, e sarebbe sempre meglio potersi concentrare maggiormente sul lato musicale della nostra professione piuttosto che dedicarsi ad ottimizzare il proprio Pc, setup, controller, mappings etc. Essendo questo software stato creato da Dj\Producers per Dj\Producers, viene dunque ovvio capire che anche i ragazzi alla Ableton la pensino alla stessa maniera, ed hanno dunque profuso un notevole impegno per far sì che quasi ogni controller presente sul mercato sia già stato mappato e ottimizzato per lavorare con Ableton. Oltre agli ovvi “Novation Launchpad” e alla famiglia Akai “Apc 40- Apc 20″ -progettati a stretto contatto con il team Ableton e riconosciuti “nativamente” dal software-, la schiera di controllers già mappati e pronti per essere utilizzati direttamente istanti dopo l’apertura della scatola, risulta essere molto ben nutrita, comprendendo la maggior parte delle keyboards, mixer midi etc, presenti sul mercato.

Detto questo, prima di avventurarsi in sessioni di mappatura è dunque bene controllare prima se il proprio controller non sia già stato mappato, ed in caso accertarsi che il tipo di mappatura fornita ci sia congeniale, oltre che consona alle nostre esigenze. Questo ovviamente per in caso risparmiarci tempo ed eventuale “fatica”. è possibile controllare la lista dei controllers già mappati per Ableton al seguente link: http://www.ableton.com/controllers

Un altro metodo per poter effettivamente controllare la lista di controllers già mappati, e come le presenti mappature funzionino, è quella di visualizzare le lezioni di Live, specificatamente quella “Control Surface Reference”

Una volta aperta tale lezione, ci verrà presentata la lista dei controllers disponibili. Cliccando su uno di questi, si verrà portati ad ulteriori schede dove ci verrà brevemente descritta la mappatura disponibile.

Per poter usufruire delle mappature già eleborate presenti all’intero del software, ci basterà andare nelle “preferenze” e cliccare sul Tab “Midi Sync” e dopodichè, nella parte superiore della finestra, scegliere il nostro controller dalla lista a tendina -se presente ovviamente- ed infine collegare il tutto tramite le varie porte “Midi In” -ovvero INPUT- e “Midi Out” -OUTPUT- presenti sul controller.

In alcuni casi, a seconda del controller, potrebbe essere necessario effettuare un “Preset Dump”, ovvero caricare il preset presente per Ableton all’interno del controller stesso. Per fare questo ci basterà premere il pulsante “Dump” -in caso si sia illuminato- ed accertarsi che il controller sia pronto ed abilitato per ricevere il tutto. Prima di fare questo è tuttavia consigliato di controllare ed informarsi bene su come poter appunto abilitare il controller per il processo, tramite la documentazione ed i manuali accompagnanti i controllers stessi.

Ottima cosa da sottolineare…Ableton potrà essere utilizzato con fino 6 controllers allo stesso momento.

Chi fa da se…

Viene semplice intuire che nessun altro meglio di noi stessi, sà quale siano le nostre necessità ed esigenze. Per questo motivo, in caso il vostro controller non sia presente nella lista dei “premappati” o in caso la mappature nativa non vi soddisfi, è sempre un ottima  soluzione sviluppare una propria mappatura che possa “assecondare” ed integrarsi al meglio con il proprio stile lavorativo. Fortunatamente Ableton mette fine al “regno del terrore” delle sessioni di mapping, anche coloro non “ferratissimi” im ambito Midi si troveranno immediatamente a casa con il magnifico sistema di mappatura sviluppato dalla casa tedesca. Ableton si rivela essere una rarissima gemma in questo campo dunque, creare mappature manualmente risulta infatti essere estremamente semplice e veloce come mai.

La prima cosa da fare è quella di tornare nella solita schermata del tab “Midi Sync”. Una volta fatto questo ci basterà selezionare il nostro controller, è attivare tutte le necessarie porte Midi. Per poter ad esempio avere un controllo remoto di Ableton tramite il nostro controller ci basterà attivare su “On” la colonna “Remote”.

Un altra cosa nella quale il sistema di mapping di Ableton eccelle, è quello della gestione dell’ “Output port”. Molto spesso far funzionare  Leds o faders motorizzati in congiunta con softwares si rivela essere un processo tedioso a cause dei complessi e lunghi processi di mappatura richiesti. Ableton si distingue invece per il fatto di gestire il tutto in automatico, ci basterà infatti attivare il pulsante “Remote” per la “Output port” ed il software sarà subito pronto per “comunicare” con il vostro controller, dandovi così la possibilità di usufruire e beneficiare di tutti quei vantaggi che un feedback visivo comporta.

Una volta settato il vostro controller e tutte le varie “Porte” Midi, è finalmente tempo di cominciare a lavorare sulla propia mappatura personalizzata. Per entrare in modalità “Midi mapping” ci basterà premere il pulsante “Midi”.

Una volta attivata tale funzione possiamo vedere come il software colori di colore blue tutti i parametri, knobs, faders etc che potranno essere mappati e “collegati” ad un controllo fisico sul controller esterno.

Una volta arrivati a questo punto, legare al controller uno dei vari parametri disponibili è semplicissimo. Ci basterà cliccare – e dunque evidenziare- il fader, knob, pulsante etc “virtuale” presente all’interno del software, e dopodichè muovere o premere il pulsante, knob, fader etc “reale”, presente sul vostro controller. Fatto questo, ci basterà ripremere il pulsante “Midi” ed uscire dalla modalità di mapping e vedere come ora, al movimento o alla pressione di uno dei comandi fisici presenti sul controller, si attivino o si muovano i corrispettivi parametri all’interno del software. Tutto qui? Esatto…tutto qui; come già accennato in precedenza, mappare controllers su Ableton è un esperienza indolore che non richiede nessuna conoscenza approfondita del protocollo Midi -almeno per mappature “normali” o comunque più semplici-. L’intero processo di mappatura trova dunque nella quasi totale “automazione” effettuata da parte del software, il suo principale punto di forza.

Level Up…

La guida da noi qui proposta ovviamente non si pone come obbiettivo, ne si illude, di potervi rendere maghi del Midi in poche pagine. Tuttavia, anche il processo di Midi mapping può essere considerato come un “arte”, e spesso delle mappature più complesse e più elaborate possono di gran lunga migliorare il proprio work-flow generale. A fine di poter ottenere dei mappings di livello superiore, è bene dunque cominciare a dare un occhiata a tutte le varie opzioni avanzate di customizzazione disponibili.

La prima cosa che salta subito all’occhio durante il processo di mapping è il “Mapping Browser”. All’interno di questa finestra potrete trovare tutte le varie informazioni sulla mappature che avete realizzato o che state ancora creando. Troviamo dunque le opzioni per “invertire” un determinato mapping -ES: Muovendo un potenziometro verso destra nel vostro controller esterno, il potenziometro all’interno del software si muoverà verso sinistra- e per “calibrare” e regolare a piacimento i valori minimi e massimi del range di ogni controllo -Es: Il “Track Volume” ha un valore minimo di -infinito decibel ed un valore massimo di 6 decibel; questo vuol dire che quando il fader del volume è più in alto, alla fine della sua corsa, è settato ad un valore di appunto 6 decibel. Modificando il valore massimo del range, ed impostandolo da 6 a 4, vuol dire che quando il fader del volume arriverà in cima…avrà appunto raggiunto il valore di  4 decibel-.

Ovviamente il software di Ableton presenta anche delle opzioni per rendere la vostra mappature “Bug-Free” e sempre pronta ad affrontare qualsiasi serata. Tra queste opzioni troviamo varie ottimizazioni come la modalità “Takeover” o le varie opzioni disponibili per i controllers che non inviano messaggi Midi con valori assoluti. Essendo dei concetti non proprio specifici per Ableton, ma piuttosto legati universalmente a qualsiasi struttura e forma di sistema di mapping, vi rimandiamo al manuale del software  -Il quale ricordiamo, risulta essere completissimo e totalmente tradotto in Italiano-per poter avere delle spiegazioni concrete….o semplicemente aspettare la nostra guida generale per il Midi.

Ai posteri..

Creare la proprio mappatura personalizzata spesso può richiedere un notevole sforzo in termini di materia grigia, e sarebbe dunque un peccato dover perdere il “prodotto” finale e dover ricominciare da zero ogni volta.  Pur non avendo la possibilità di salvare od esportare le proprie mappature MIDI -Traktor Docet-, ogni configurazioni MIDI potrà essere salvata , ma solamente all’interno dell’intera sessione -Set-.

Per fare questo ci basterà andare nella finestre delle preferenze, premere sul tab “File folder” e dopodichè cliccare su “Save current set as default”; questo farà si che tutte le varie informazioni presenti nella sessione attuale -setup audio, effects, midi mappings etc- verranno salvati come “template” da poter eventualmente richiamare a nostro piacimento.

Conclusioni

Ableton abbraccia una filosofia di mapping estremamente semplicistica; al contrario della maggior parte degli altri software simili disponibili sul mercato, mappare il proprio controller non verrà considerato un eventuale ostacolo alla vostra scalata al successo. Tuttavia,Non può essere sempre tutto oro ciò che luccica; se da un lato il sistema di mappature è stato volutamente progettato a prova di “Noob”  riuscendo finalmente a proporre un sistema alla portata di davvero tutti, dall’altro lato questa scelta viene controbilanciata dall’impossibilità di creare mappature più complesse, complete o “fantasiose”. La mancata possibilità di poter salvare e condividere le proprie mappature riduce inoltre di molto il fattore “Open Source” e rende dunque più difficile scovare mappature geniali che avrebbero potuto popolare la rete.

[Recensione]: Apogee Duet

Grazie alla disponibilità di Soundwave, distributore italiano di Apogee, possiamo oggi recensire una scheda audio estremamente apprezzata dagli utenti Logic e Garageband, ossia la DUET. Se a qualcuno dei nostri lettori fosse saltato all’occhio il fatto di aver circoscritto l’apprezzamento al mondo Logic/Garageband e quindi alla piattaforma Mac OSX, specifichiamo immediatamente che la Apogee DUET, sebbene funzionante con altri software audio è una scheda audio dedicata prevalentemente a questi DAW, come dimostra l’integrazione avanzata dei relativi driver/software a corredo.

Ma procediamo con ordine. Duet viene proposta a chi, non avendo bisogno di input/output multipli, word clock, digital I/O, desidera spendere una cifra ragionevole garantendosi 2 buoni canali AD/DA e relativi preamplificatori.

Le dimensioni sono molto contenute il che rende questa scheda audio la compagna ideale degli home studio con poco spazio a disposizione nella postazione di lavoro. Il materiale del case è alluminio e richiama inequivocabilmente il design delle macchine Apple a testimonianza ulteriore dello stretto binomio su cui è stata fondata, sin dalla progettazione, la realizzazione della DUET.

Sulla parte superiore domina la manopola di controllo e due file di led meters, mentre nel lato frontale, al disotto della manopola, troviamo il connettore cuffia (1/4 di pollice) e gli indicatori dell’alimentazione 48V. Sul lato opposto vi sono il connettore firewire e quello Dsub cui si collega il multicavo con 2 IN linea sbilanciati, 2 OUT sbilanciati e 2 IN microfonici XLR bilanciati

La Duet si alimenta esclusivamente attraverso la presa firewire ed i convertitori a 24bit sono dello stesso tipo di quelli usati per la sorella maggiore Ensemble, ma limitati a 96khz. La scheda supporta audio a 24bit/96khz ed è interamente gestibile, oltre che per mezzo di MAESTRO, applicazione totalmente “Mac like”, anche e soprattutto tramite Logic Studio, Garageband o Soundtrack PRO. Da MAESTRO o dal pannello richiamabile in Logic è possibile intervenire sul gain di ognuno dei due preamplificatori, attivare la phantom 48V, agire sui parametri di cuffie e monitoring, o addirittura fare il MIDI mapping della manopola, sebbene limitato a 4 soli comandi. Sempre tramite MAESTRO l’utente può determinare il comportamento dei LED meters in modo da ottenere un monitoring in cui il segnale di ingresso e quello del mixaggio non vengano condizionati da fenomeni di latenza.

Segnaliamo che non è possibile assegnare volumi differenti all’ uscita cuffia e quella audio. La manopola permette di attivare il mute della cuffia (attraverso una pressione prolungata) e lasciar suonare l’uscita monitor (e viceversa), ma non sono disponibili due volumi indipendenti. Ogni pressione della manopola agisce sul livello di uscita dei 2 preampli, mentre la pressione prolungata attiva il mute.

Per quanto concerne la prova pratica riteniamo opportuno evidenziare immediatamente il contesto hardware e software in cui ci siamo mossi. La Duet è stata testata attraverso un iMac 27″ Core i7 con 8 GB Ram ed il suono è stato riprodotto attraverso due monitor ADAM A5. Non essendo autentici musicisti, non abbiamo potuto testare le capacità della Apogee nell’ambito di registrazioni di strumenti dal vivo, ma ci siamo limitati a saggiarne le potenzialità in ambiente a noi più familiare, ossia la produzione di musica house e la registrazione di un sessione vocale. Abbiamo utilizzato come termine di paragone una M-Box 2 USB ed abbiamo dapprima composto e poi riprodotto un mini progetto Logic completo di parte ritmica, synth bass, pad e voce. Non amiamo essere sensazionalisti, ma è un dato di fatto che il suono riprodotto live ed  il bounce del progetto suonino nettamente meglio attraverso la Apogee. Il dettaglio degli strumenti, le code dei riverberi e dei delay, il calore della voce, ma soprattutto la dinamica e le sfumature sono perfettamente percepibili, molto meno impastate di quanto non accada con la M-Box2.

In definitiva con circa 500 euro è possibile portare a casa una scheda audio con 2 canali di estrema qualità. Riteniamo che per la maggior parte di noi house producers dotati di home studios, la DUET si rivelerà gratificante e pratica. Con l’avvento del digitale la necessità di avere schede multi ingresso/uscite è decisamente limitata, specialmente nell’ambito di produzioni da discoteca. Va peraltro seganalata l’assenza di I/O midi e digitale, presenti in schede concorrenti come la Motu o la stessa M-Box 2. Il software MAESTRO permetterà di accedere a tutti i parametri senza mettere mano all’interfaccia hardware e l’integrazione con la piattaforma Apple è pressochè totale. Per contro la Apogee DUET non è utilizzabile su PC e quindi in ambiente Windows.

Ringraziamo Denis di Soundwave per la grande disponibilità.

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