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[Tutorial] Scegliere il nostro impianto di amplificazione

Abbiamo comprato la nostra consolle, sappiamo collegarla ed usarla (grazie anche ai video tutorial di Webdeejay,di Ellaskins,), abbiamo perso le ore ad allenarci nella nostra stanzetta, è arrivato il momento di uscire allo scoperto e di far ballare un bel pò di gente investendole di volume……. Volume???? Dubito che il sistemino 2.1 che usiamo nella nostra stanzetta riesca a far saltare un centinaio di persone. E’ arrivato il momento di acquistare un bel paio di casse…. ma quali?
attive,passive,2 vie,3 vie,4 ohm,8 ohm,spl,rms,watt,volt,db…… che confusione!!!!!

Grazie a questa guida vogliamo prepararvi all’acquisto del vostro impianto di amplificazione!

Attive o passive?
Riteniamo che questo debba essere il primo criterio di scelta!
Tutti gli altoparlanti hanno bisogno di un amplificazione per avere energia a sufficienza per poter generare un adeguato volume sonoro. Questa amplificazione viene effettuata da un circuito di amplificazione che per funzionare necessita chiaramente di alimentazione elettrica. In un sistema con casse passive l’amplificatore è un dispositivo a se stante che riceve in ingresso un segnale elettrico di bassa potenza (quello in uscita dal nostro mixer) e lo trasforma in un segnale ad alta potenza che va direttamente a pilotare i drivers delle nostre casse. Le casse attive, invece, integrano un amplificatore direttamente all’interno di esse! Uno dei vantaggi di un sistema attivo quindi è proprio la presenza di un dispositivo in meno; basta collegare le casse ad una sorgente audio ed alla rete elettrica e sono già operative. La presenza di questo amplificatore al loro interno, però, rende i diffusori notevolmente più pesanti di quelli passivi, sopratutto se questi sono molto potenti! Se si è alle prime armi è difficile capire quale amplificatore sia più adatto ai nostri diffusori passivi, ma vedremo più avanti quanto sia estremamente semplice!

Pro Attive: subito pronte appena uscite dalla confezione, non necessitano di altri dispositivi

Pro Passive: sono più leggere, i diffusori possono essere posizionati lontano da prese elettriche, è più semplice sostituire un pezzo.

Potenza (Watt) e volume (dB spl)

Uno dei parametri di cui si sente più parlare è la potenza del nostro impianto: il famoso Wattaggio!
Esso non sono altro che il valore della corrente assorbita dal nostro impianto e non ha una diretta relazione con la pressione sonora generata ovvero il volume!
Per valutare un impianto occorre sapere qual’è la sua efficienza. Più un sistema è efficiente più riesce a trasformare corrente (Watt) in volume che si calcola in dB spl.
I dB (deciBel) sono l’unità di misura del volume. Esistono vari tipo di dB ma in questo caso consideriamo i dB SPL (Sound Pressure Level) che servono appunto per esprimere valori di pressioni sonore. Purtroppo l’argomento è abbastanza ostico e ricco di variabili per cui tutti i numeri che leggerete saranno riferiti a casi puramente teorici…. e nonostante ciò, leggete, assumete tutto per vero e non chiedete spiegazioni, altrimenti bisogna tirar fuori le lauree in matematica e fisica!
Cosa importantissima da chiarire subito: le misure in db non sono lineari ma logaritmiche. Questo che vuol dire che 100 db non sono il doppio di 50db, con le misure in decibel, raddoppiare vuol dire aggiungere 3 dB. Se abbiamo quindi due casse identiche che generano 100db spl, insieme genereranno 103db spl!
Sulle schede tecniche di solito è indicato il valore della pressione sonora massima ad un metro. Raddoppiando la nostra distanza dalle casse si ha un decremento di 6dB spl, quindi andando per logica con le due casse di prima che generano 103 db ad un metro, a due metri (il doppio) il volume sarà di 96dB!
Di quanti dB spl possiamo aver bisogno quindi in una situazione reale? Ecco un esempio pratico su come calcolarli:
Supponiamo di avere a disposizione un locale di 20m*20m e che al centro della pista, a circa 8m dai diffusori, vogliamo avere circa 100dB di volume. La distanza tra punto di riferimento e diffusori si raddoppia tre volte rispetto alla distanza di 1 metro che è il nostro riferimento. Dobbiamo quindi aggiungere 3 volte 6 dB al volume desiderato: 6*3 + 100 = 118 dB spl; solitamente le casse sono due quindi sottraendo 3 db dal totale scopriremo che le nostre casse dovranno generare almeno 115dB spl/1m ciascuna!
Ovviamente parliamo di valori teorici, in pratica i risultati possono essere molto diversi dato che sono tante le variabili da tenere in considerazione!

Come relazionare potenza e volume?
Esiste un parametro chiamato sensibilità: esso esprime i dB spl generati ad 1 metro con 1 watt di potenza applicato ai diffusori. Chiaramente più è alta la sensibilità più un sistema risulta efficiente! Questo è il parametro più importante da tener presente nella scelta dei nostri diffusori! Vi diamo qualche numero per farvi capire quanto la sensibilità sia importante: un diffusore che ha una sensibilità di 86dB spl avrà bisogno di 2048 watt per generare 118 dB spl mentre un diffusore con 94 dB spl di sensibilità necessita di soli 256watt per generare la stessa pressione sonora!!!
Fate molta attenzione quindi nella scelta dei diffusori, soffermatevi a valutare più la sensibilità che la potenza!

Sistemi passivi:
Nel caso la nostra scelta ricada su un sistema di altoparlanti passivi occorre stabilire la giusta accoppiata casse – amplificatore.
Abbiamo già parlato di Watt ma bisogna specificare che ne esistono tanti tipi (proprio come i dB).
– Watt RMS (Root Mean Square): essi esprimono la potenza continua a cui un diffusore può essere sottoposto ovvero la potenza continua che genera l’amplificatore.
– Watt massimi (o program power): corrispondono alla potenza massima che il diffusore può supportare senza danneggiarsi. Sono il doppio dei watt RMS.
– Watt di picco (o peak power): sono la potenza a cui può arrivare il diffusore per brevissimi istanti, rischiando però danni agli altoparlanti. Sono il doppio dei watt massimi.
Occorre considerare sempre la potenza espressa in Watt rms anche se solitamente viene riportata quella massima (per gonfiare le schede tecniche).
L’abbinamento teoricamente giusto sarebbe quello “W casse = W ampli” ma per motivi puramente pratici è consigliabile avere un wattaggio degli amplificatori superiore a quello dei diffusori per essere sicuri di non stressare troppo i circuiti di amplificazione. Nel caso abbiate a disposizione un amplificatore meno potente delle casse, controllate che queste ultime abbiano un’ottima sensibilità così da non dover far lavorare per forza l’amplificatore al massimo!
La maggior parte degli amplificatori è a due canali quindi è possibile usarne uno per gestire un segnale stereo da mandare a due casse separate. Se su una scheda tecnica leggete che un amplificatore è da 1000w,senza altro specificato, ricordatevi di dividere la sua potenza per i due canali di ucita, quindi 500w ognuno!

Impedenza:
Essendo gli altoparlanti dei componenti elettrici, questi opporanno una certa resistenza al passaggio della corrente; questa resistenza viene definita “impedenza”. Solitamente i diffusori per uso casalingo o professionale hanno un impedenza di 8Ω (Ohm) mentre quelle per uso automobilistico hanno un impedenza di 4Ω. Per il miglior rendimento elettrico l’impedenza deve essere la stessa tra ampli e cassa, ma essendo un valore generico e molto variabile a seconda della frequenza (può essere anche molto basso per le basse frequenze), è bene scegliere un amplificatore che riesca a generare abbastanza potenza su carichi più difficili (più bassi). Un esempio di ottimo amplificatore è quello che genera 300W a 8Ω, 600W a 4Ω e 1000/1200W a 2Ω. Con i sistemi passivi è possibile anche collegare insieme due casse sullo stesso canale di un amplificatore, chiaramente queste si divideranno la potenza totale ma bisogna prestare attenzione alla loro impedenza totale! Due casse da 4Ω collegate in serie risulteranno come un’unica cassa da 8Ω, ma se queste vengono collegate in parallelo, la loro impedenza totale risulterà di 2Ω!
Le formule per calcolare l’impedenza (Z) totale di N casse sono queste due:
Serie:

Parallelo:

Crossover e numero di vie:
Una cassa monovia è un diffusore con un solo altoparlante che riproduce l’intero range di frequenze del segnale audio. Un cono troppo grande però può avere difficoltà a riprodurre alte frequenze, oppure se esso è troppo piccolo non sposterà abbastanza aria per dare volume alle basse frequenze. Per questi motivi si usa separare lo spettro audio in vari blocchi ed inviare questi blocchi ad altoparlanti diversi. La maggioranza delle casse sono a 2 vie ovvero avranno un altoparlante definito tweeter molto piccolo che riprodurrà le frequenze dai 2000Hz circa in su, mentre avranno un altro altoparlante molto grande dedicato alle frequenze più basse. Per dividere il segnale audio in abbastanza blocchi esiste un dispositivo chiamato crossover. Verrebbe da pensare che più vie abbia un altoparlante e meglio è ma in realtà non è proprio così.  Avere più altoparlanti che riproducono lo stesso segnale crea degli sfasamenti per via della distanza (anche se minima) che hanno tra di loro, inoltre c’è bisogno di un crossover molto complesso e ben progettato per gestire il tutto pena ulteriori sfasamenti del segnale, e questo fa lievitare di molto i costi. Comunque sia non è difficile incontrare altoparlanti a 3 o 4 vie.

Altri parametri:
Slew rate: è la velocità con cui un amplificatore segue le variazioni del segnale, si esprime in volts/ms. Più è alto questo valore più l’amplificatore riesce ad essere fedele al segnale originale ad alti volumi! Purtroppo è un parametro che non sempre viene dichiarato.
THD (Total Harmonic Distortion): questo valore indica la distorsione che l’amplificatore induce al segnale originale. Minore sarà questo valore e maggiore sarà la qualità audio risultante, l’importante è non andare oltre l’1%.

Nonostante tutti questi numeri e simboli strani, l’argomento è molto semplice! Nel caso vi siano rimasti dubbi, non vi siano chiari dei punti o magari intendete approfondire l’argomento, vi invitiamo al thread che ha fatto nascere questo articolo. Ringraziamo tutti gli utenti del forum che mettono a loro disposizione le loro conoscenze per aiutare i loro colleghi Dj con meno esperienza!

Grazie Ragazzi!

Author: BICH

Recensione: ADAM A5 Studio Monitors

ADAM Audio è decisamente molto nota per i suoi altoparlanti dotati di tecnologia ART (Accelerating Ribbon Technology) con tweeter a nastro. Il modello di monitor che ci troviamo ad esaminare oggi è  il piccolo ADAM A5, fratello minore della A7, un altoparlante reflex a due vie destinato all’uso sia multimediale che studio.

Gli A5 sono contraddistinti da comandi posti sul pannello frontale e questa è una caratteristica che abbiamo immediatamente apprezzato. E’ molto comodo poter regolare il volume e l’accensione in modo diretto, tanto più che con un solo comando è possibile gestire entrambi i monitor. Questi ADAM offrono un woofer  a sandwitch da 5.5 pollici in fibra di carbonio e Rohacell , un tweeter con tecnologia ART tweeter  e ben 2 amplificatori da 25 watt , uno per ciascun trasduttore. Il tutto è racchiuso in un solido case dal peso di 5kg e dalle dimensioni compatte di 172 x 285 x 200 mm. Come anticipato il pannello anteriore presenta l’interruttore di accensione, il pomello rotatorio per la regolazione del volume e due spie, una che indica lo stato di accensione, l’altra la connessione Link che permette di controllare anche l’altro monitor della coppia. Nel pannello posteriore sono disposti numerosi controlli per adattare lo speaker all’acustica della stanza o alle proprie preferenze. Le A5 dispongono di ingresso bilanciato (XLR) e sbilanciato (RCA) avendo così connessioni ottimali sia per lo studio professionale che per la casa. Una caratteristica speciale è l’adozione dello Stereo-link®, una tecnologia esclusiva delle A5: ci sono infatti due input – output addizionali per un secondo canale stereo, è possibile perciò collegare in serie più monitor e regolarne il volume con un unico controllo. Tre pomelli rotatori consentono all’utente di impostare le frequenze alte (±4 dB), i medi (±6 dB at 6 kHz) e i bassi (±6 dB at 50 Hz).


Le A5 sono disponibili in tre colorazioni: laccati nero, laccati bianco e un tradizionalissimo nero opaco. Le finiture laccate sono veramente molto belle e si sposano con qualsiasi ambiente moderno sia esso un soggiorno, la scrivania del personal computer o qualsiasi studio di produzione musicale Audio e/o Video. Le rifiniture della cassa sono perfette in ogni dettaglio e non esiste traccia di spigoli sulla parte frontale, tutte le rifiniture sono smussate o arrotondate.

Passiamo dalla forma alla sostanza: come suonano? Prima di pronunciarci sulla prova d’ascolto ci preme fare una doverosissima precisazione. Molti lettori ci scrivono per ricevere consigli sul tipo, marca o modello di monitor da acquistare in relazione al tipo di produzione musicale che intendono realizzare. Cogliamo l’occasione per spiegare che non esiste il monitor oggettivamente migliore di altri, a parità di categoria e fascia di prezzo. Ci sono due parametri che condizionano in modo soggettivo la preferenza. Uno è il tipo di stanza in cui vengono inserite le casse. E’ totalmente falsante avere un monitor da 2000 euro se poi lo si fa suonare in una stanza non trattata acusticamente. Il secondo parametro è l’orecchio. Ciascun ascoltatore sviluppa preferenze personali che condizionano il suo giudizio decretando che un monitor sia troppo “medioso”, laddove un altro utente lo definirebbe neutro. Anche l’orecchio va educato ad un certo tipo di ascolto ed è quindi inutile cercare di stabilire se sia meglio una KRK 5, piuttosto che queste ADAM A5, in assenza delle due condizioni descritte poc’anzi.


Andando al cuore della prova di ascolto possiamo senz’altro affermare che la cassa è precisa e molto veloce su tutti i passaggi, anche i più difficili. La gamma fino ai 60Hz risulta piuttosto completa,  i bassi sono stabili e mai troppo ingombranti (nel limite delle basse frequenze imposto dal woofer di ridotte dimensioni), l’ariosità degli alti, sempre cristallini e mai offuscati insieme a medi precisi e distinti restituiscono una realtà sonora ampia e localmente ben distribuita. La stabilità del fuoco dell’immagine sonora è sempre nitida anche su passaggi con molti strumenti e, nonostante la velocità di risposta ai transienti sulle alte sia velocissima, la gamma bassa viene riprodotta contemporaneamente, senza i tipici problemi derivanti dall’ incoerenza dinamica dei materiali di trasduzione. La tecnologia ART a nastro è caratterizzata  dalla velocità con cui muovono l’aria, decisamente superiore ai normali trasduttori.


Versatilissime e poco affaticanti nell’ascolto, queste ADAM A5 ci hanno stupito per la trasparenza con cui fanno percepire le operazioni di editaggio e post produzione come equalizzazione e compressione. La potenza sonora contenuta le rende una scelta adeguata per stanze poco o per niente trattate e ambienti di piccole dimensioni. Utilizzati come near field di alto livello non sfigurano però nemmeno in grandi ambienti, magari  professionali. Quando si richiede potenza la cassa risponde senza problemi arrivando a livelli molto apprezzabili. Ad ogni modo esiste la possibilità di affiancare una unità per i bassi come la Adam Sub 7 che permette di estendere la gamma bassa fino a 30 Hz, utilissimo per ampliare il loro limite naturale alle basse frequenze con un’accuratezza straordinaria, una risposta molto asciutta ed equilibrata senza il benché minimo problema di ingombro sonoro.

In conclusione se cerchiamo un monitor per comporre, registrare ed editare musica, le ADAM A5 sono veramente un’ottima scelta, sia in termini qualitativi che di prezzo, visto che con meno di 600 € si può acquistare la coppia.

Sul sito, nostro partner, Mixexperience (www.mixexperience.it) che ci ha messo a disposizione il prodotto per questa recensione, possiamo trovarle in offerta ad un prezzo particolarmente interessante, vicino ai 550 euro a coppia.