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[Interview] ADE 2011: Hardwell

 

Come anticipato nel precedente post, abbiamo approfittato della presenza ad ADE 2011 del nostro Giona Guidi per fare qualche interessante intervista. Ci è appena pervenuto via email questo interessante scambio tra Giona e il top producer Hardwell. Eccone la trascrizione…

Giona: Ci sono molti produttori , giovani e meno giovani, che cercano di emergere. Purtroppo il sistema è quello che si definisce un circolo vizioso visto che per produrre un disco servono i soldi e per guadagnarli servono le serate che però non arrivano con facilità fino a che non si diventa sufficientemente famosi. Cosa ti sentiresti di suggerire per superare questa empasse?

Hardwell: Io credo che oggi non servano tutti questi soldi per mettere sul mercato una traccia. Senza fare ipocrisia sappiamo tutti che internet mette a disposizione gran parte dei softwares, plugins e samples necessari in modo alternativo al loro regolare acquisto. Questo, sebbene discutibile, consente uno start up a costi decisamente contenuti pertanto mi sentirei di vedere un programma crackato come uno strumento che consente di dimostrare la propria consistenza come producer. Se si ha la stoffa, i soldi arriveranno e si potranno comprare le versioni originali, per correttezza e soddisfazione personale.

Giona: Esistono però generi e generi. Per una traccia vocale si dovrà mettere in conto anche la spesa di un cantante e vista la tendenza segnata dai top producers che si rivolgono a nomi altisonanti del mondo pop, dovrai ammettere che l’asticella si è alzata ulteriormente e competere diventa veramente difficile, se non impossibile.

Hardwell: Condivido, ma non fino in fondo. Esistono esempi come quello di Avicii che non nasce come dj, ma lo diventa dopo aver raggiunto popolarità con i suoi pezzi pubblicati sui vari blogs. Molte delle sue tracce iniziali e parliamo di tracce di successo sono nate come versioni strumentali. Oppure basta pensare a One di Swedish House Mafia che è stato un successo planetario nella sua versione strumentale, senza bisogno di un cantato.

Giona: Interagire con una etichetta discografica di prestigio, oppure con un top producer come te è difficile come molti pensano, oppure ritieni che sia un luogo comune?

Hardwell: Oggi ci sono molti strumenti che facilitano il dialogo ed il confronto. Twitter più di Facebook è sicuramente uno di quelli. Io spendo una parte del mio tempo ad interagire con le persone attraverso Twitter. Ovviamente non posso avere una parola per tutti, ma mi capita di dare un consiglio oppure esprimere un giudizio su un promo/demo. In ogni caso sul mio profilo chiunque può trovare l’indirizzo email della mia etichetta e sottoporre il proprio brano. Se il mio staff lo ritiene valido e compatibile con la linea della label mi gira il file perchè io possa ascoltarlo ed esprimere il mio giudizio. Virtualmente chiunque può avere la propria occasione di essere ascoltato.

Giona: Grazie Hardwell

Hardwell: Grazie a Voi.

[Interview] MICS: Giona Guidi intervista Bob Sinclar

In occasione del MICS di Montecarlo tenutosi lo scorso novembre, il nostro Giona Guidi ha ottenuto un’intervista personale con il famosissimo dj e producer Bob Sinclar. Eccone la trascrizione:

 

Giona: Per la maggior parte degli operatori del mondo della notte il MICS è un’ opportunità per comprendere cosa stia accadendo in questo mercato e la direzione che sta prendendo. Per questo ci piacerebbe chiederti alcune opinioni in qualità di trend setter di alto profilo. Qual’è la tua visione sul mercato e sul clubbing in Europa e in Italia? Trovi che ci siano differenze significative?

Bob: Per me personalmente  l’Italia è un mercato molto importante, soprattutto dal punto di vista discografico. Le mie produzioni vengono particolarmente apprezzate nel vostro paese. In questo aspetto trovo anche la differenza tra il clubbing europeo e quello italiano, perchè il pubblico italiano è decisamente più incline a sonorità melodiche, tipiche dei miei dischi e forse meno ricettivo verso i generi elettronici che imperversano in altri paesi dell’Europa. Il popolo italiano, inoltre, è particolarmente sensibile alla componente “immagine” e questo condiziona anche i gusti musicali o le tedenze del clubbing.

In verità credo che i miei dischi abbiano successo perchè ho lineamenti molto “italiani”… sarà il naso!

Giona: Cosa ne pensi dell’avvento del digital djing? Prescindendo il fatto che esso rappresenti una naturale ed inevitabile evoluzione del nostro mestiere, credi che finisca col privare di significato la professione del dj?

Bob: Io credo che siamo di fronte alla medesima diatriba emersa con l’avvento del compact disc rispetto al tradizionale vinile. Quando iniziai ad usare il cd molti amici e colleghi mi accusavano di non essere più un autentico dj perchè avevo rinunciato a lavorare nel modo in cui tutti hanno sempre concepito questo lavoro. L’evoluzione è inevitabile… credo che bisognerebbe focalizzare la propria attenzione sul fatto che il dj ha il compito di far ballare la gente, farla divertire ed è assolutamente irrilevante che ci riesca con un vinile, un cd o un computer. Personalmente non utilizzo il computer per un semplice motivo: mi distrae dal rapporto col pubblico. Non puoi dare te stesso al pubblico se sei concentrato a guardare il display del tuo portatile e questo diminuisce l’empatia con la pista.

Giona: Ritieni che si stia attraversando una crisi nella cultura musicale? In altre parole, ti sembra che il pubblico sia ancora interessato a  comprendere le tendenze musicali della house music, oppure queste persone riescono ad entusiasmarsi soltanto quando certa musica viene suonata ed ascoltata in contesti speciali come Ibiza?

Bob: Credo che le persone vogliano solo pensare a divertirsi. La musica in discoteca, per loro, non ha nulla a che fare con l’aspetto intellettuale. Loro non si preoccupano che il dj stia suonando con un cd, un vinile o una chitarra, vogliono solo emozionarsi e divertirsi.

Giona: Molti giovani stanno cercando di emergere come dj e produttori. Cosa suggeriresti a questi ragazzi affinché possano percorrere i giusti passi?

Bob: Mi sento di dare un unico consiglio… essere originali. Non devono cercare di copiare la Swedish o lo stile francese, ma trovare una loro personalissima espressione. Sicuramente è una strada più difficile, ma è l’unico modo per emergere realmente e non essere offuscati da chi ha già fatto scuola e trend.

Giona: Entrare in contatto con grandi produttori come te è senza dubbio un’ottima opportunità . Sei aperto ad ascoltare i promo ed i demo dei produttori meno noti? Hai dei canali ufficiali attraverso i quali un produttore possa sottoporre alla tua attenzione il proprio lavoro?

Bob: Assolutamente si, io ascolto tutto quello che mi viene inviato. Ovviamente ho uno staff di persone che fanno una prima scrematura basata sulle mie indicazioni. Tutto ciò che supera questa prima selezione puoi star certo che arriva alle mie orecchie. Chiunque voglia sottoporre il proprio lavoro può andare sul mio sito ufficiale e accedere all’area contatti da cui è possibile inviare il demo/promo.

Giona: I bookers/managers sono figure essenziali per dj del tuo calibro, ma possono essere efficaci e strategici anche per professionisti meno affermati. Sfortunatamente molti proprietari di clubs e direttori artistici non hanno una gran considerazione di questi intermediari e preferiscono gestire un rapporto diretto con l’artista. Ritieni che questi disc jockeys dovrebbero comunque avvalersi di un booking agent oppure dovrebbero vendersi da soli?

Bob: Io sono convinto che, pur con tutte le difficoltà del caso, dovrebbero insistere nel farsi rappresentare da un agente. Non è solo una questione di immagine, ma di suddivisione dei ruoli e dei compiti. Un dj deve pensare alla musica, crearla, editarla, ricercarla… se deve anche vendersi ruba spazio a quello che è il suo vero mestiere. Senza poi tralasciare che anche vendere è un’arte che richiede specifiche attitudini e dovrebbe essere lasciata a chi è realmente capace di farlo al meglio.

Giona: Parlando del rapporto tra l’artista e il suo booker/manager, come vengono influenzate le commissioni e la disponibilità di un dj del tuo calibro dalle relazioni e amicizie personali? Ti trovi a litigare con la tua booker in situazioni come queste, oppure trovate sempre un equilibrio?

Bob: In verità sono sempre io che ho l’ultima parola e la mia booker capisce che, a volte, è necessario fare delle scelte meno remunerative per valorizzare rapporti di amicizia e lavoro. Ancora oggi mi rendo disponibile, in certi contesti, a suonare gratuitamente. Ad esempio in Italia ho partecipato ad un’iniziativa del mio amico Albertino a titolo di pura amicizia.

Giona: Stai lavorando ad un nuovo album?

Bob: Si, è ancora un work in progress ma prevedo la sua uscita per il mese di Aprile o Maggio 2011.

Giona: Grazie Bob, buon lavoro

Bob: Grazie a te, ciao Italia!