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Mix in Cuffia vs Studio Monitors

Mix in Cuffia vs Studio Monitors

Mix in cuffia vs monitors da studio: quale è la soluzione migliore?

La maggior parte dei producers , ad un certo punto si trova a riflettere su questo dilemma, siano essi principianti o più esperti. Il nostro amico Giona Guidi, dj producer internazionale, ci ha aiutati nel provare a dare risposta a tale quesito

La risposta onesta è, purtroppo: dipende. Sia le cuffie che i monitor presentano alcune qualità e alcune limitazioni. Andiamo ad approfondire, quindi, i punti di forza e i limiti di ciascuna opzione, affinché possiate individuare la scelta migliore per voi.

Punti di forza degli altoparlanti

Gli altoparlanti producono onde sonore spostando le molecole d’aria nello spazio fisico della stanza. Ciò significa che comunicano il suono della musica, ma anche la sensazione fisica della musica. Sentire un kick solo con le orecchie è una sensazione differente rispetto alla percezione dell’impatto della cassa sul petto e la vibrazione delle gambe dei pantaloni. Sentire la potenza fisica e il modo in cui la fascia bassa riempie la stanza può aiutare a valutare come il nostro mix si tradurrà in un club,

Molte persone trovano più facile ottenere il giusto equilibrio musicale attraverso gli altoparlanti piuttosto che in cuffia. Ad esempio, quando impostiamo il livello delle voci in un mix utilizzando le cuffie, il bilanciamento potrebbe non tradursi bene nell’automobile o anche nell’impianto di casa. Ciò è dovuto, in parte, alla naturale interazione tra gli altoparlanti e lo spazio fisico di ascolto.

Differente percezione in cuffia rispetto ai monitor

Le onde sonore provenienti dagli altoparlanti vengono riflesse e assorbite dagli oggetti nella stanza e subiscono cambiamenti nei tempi e nella fase, fornendo al nostro cervello informazioni direzionali e di livello naturali e organiche. Ciascuna delle nostre orecchie sente l’altoparlante verso cui è puntato, oltre al suono della stanza.

Le cuffie, per contro, isolano le orecchie in modo che ogni orecchio senta solo l’uscita di un altoparlante e, quindi, solo un lato dell’immagine stereo. In altre parole, quando ascolti altoparlanti stereo, l’orecchio sinistro sente un po’ dell’altoparlante destro, ma con riflessioni, tempi e fase diversi da ciò che l’orecchio destro sente dall’altoparlante destro. Le cuffie non forniscono alcuna informazione sul canale destro all’orecchio sinistro e viceversa. Questo effetto acustico per cui ciascun orecchio sente un po’ delle informazioni dell’altoparlante opposto viene definito “crossfeed”.

Limitazioni degli altoparlanti

Lo svantaggio più evidente dell’utilizzo dei monitor è un problema pratico: gli altoparlanti sono rumorosi ed è necessario spingerli intorno agli 80 dB SPL per una rappresentazione bilanciata di tutte le frequenze. Se viviamo in un appartamento con pareti sottili, potremmo non essere in grado di far funzionare gli altoparlanti a un volume adeguato senza infastidire i vicini. Inoltre, la risposta in frequenza dei diffusori nella stanza è influenzata dall’acustica della stanza. La forma della stanza, i materiali di costruzione, il posizionamento dei diffusori e dei mobili e il grado di trattamento della stanza. Tutti questi fattori hanno un effetto sul suono dei diffusori, a differenza delle cuffie.

Mix in Cuffia vs Studio Monitors
Mix in Cuffia vs Studio Monitors

Questione (anche) di prezzo

La qualità e l’accuratezza di un monitor sono legate anche al suo costo. Sebbene cuffie professionali dal suono eccellente possano costare meno di poche centinaia di euro, la maggior parte degli altoparlanti sotto i 1000 euro (a coppia) non riprodurranno adeguatamente le basse frequenze. Molte aziende che producono diffusori economici dichiarano che i loro prodotti sono in grado di riprodurre questa gamma di frequenze ma, test alla mano, non lo fanno e ciò che sentiremo intorno ai 60 o 70 Hz potrebbe non essere sufficientemente accurato per il mixaggio o il mastering. Sebbene un software di correzione ambientale come Sound ID Reference di Sonarworks possa aiutare ad appiattire la risposta in frequenza di un sistema di altoparlanti, non può compensare l’incapacità di un piccolo altoparlante di produrre basse frequenze e non può risolvere i problemi di distorsione e fase che affliggono i monitor economici.

I punti di forza delle cuffie

Premessa: qui faremo riferimento a cuffie professionali e non ad auricolari o cuffie consumer. Il costo potrebbe non essere l’unico indicatore della qualità professionale rispetto a quella consumer, poiché molte cuffie consumer sono costosi accessori di moda. Le cuffie professionali dovrebbero fornire eccellenti qualità sonore e in genere non includono funzionalità come Bluetooth o circuiti di cancellazione del rumore.. Le cuffie professionali possono includere funzionalità come cuscinetti sostituibili, cavi intercambiabili e adattatori del jack.

Evidenziamo subito un vantaggio importante delle cuffie: possiamo ascoltarle a un volume ragionevole, senza disturbare i vicini. Le cuffie di tipo chiuso sono silenziose per le persone intorno a noi.

Gli ingegneri del mastering spesso indossano le cuffie per controllare il controllo qualità dei loro master finali perché possono rivelare dettagli non evidenti sugli altoparlanti. La chiarezza che deriva dalle cuffie aiuta a mettere sotto i riflettori i piccoli elementi del mix. come clic, pop e altre distorsioni di basso livello.

Sound ID Reference di SOnarworks, interfaccia grafica
Mix in Cuffia vs Studio Monitors

Se non abbiamo un ambiente trattato acusticamente

Se la vostra stanza ha problemi acustici, l’uso delle cuffie può mitigare tali problemi rimuovendo l’influenza della stanza sulla percezione dell’audio. Le cuffie possono anche bloccare le distrazioni come il ronzio degli elettrodomestici o il frastuono del traffico. Quando scegliamo un paio di cuffie, consideriamo che quelle aperte sul retro potrebbero non essere adatte per lavorare in un ambiente rumoroso come un bar. Le cuffie chiuse possono fornire, invece, un isolamento sufficiente per lavorare in modo produttivo in spiaggia.

Questo ci porta a considerazioni sulla mobilità: viaggio spesso e devo produrre risultati coerenti in ambienti non familiari? Usare le cuffie ci consente di lavorare con sicurezza su un sistema di monitoraggio familiare e relativamente coerente.

Le limitazioni delle cuffie

Abbiamo usato l’espressione relativamente coerente. Se portiamo le cuffie da uno studio professionale che utilizza un amplificatore per cuffie ad alta potenza a uno studio domestico con un amplificatore per cuffie sottodimensionato o un’uscita per cuffie dell’interfaccia audio, probabilmente noteremo che suonano in modo diverso.

Poiché le cuffie possono essere estremamente rivelatrici, spesso evidenziano differenze nella risposta in frequenza, nel rumore di fondo e nella precisione complessiva della catena di monitoraggio. Inoltre, ciascun modello di cuffie ha specifiche di potenza e impedenza diverse e ciascuna cuffia può reagire a uno specifico amplificatore o interfaccia per cuffie in modo profondamente diverso. La maggior parte delle cuffie funzionerà bene con qualsiasi interfaccia audio decente, mentre alcune danno il meglio di sé solo se alimentate da un amplificatore per cuffie dedicato.

Il corssfeed in cuffia

Poco sopra abbiamo detto che le cuffie suonano in modo indipendente in ciascun orecchio. Ciò significa che si perdono gli effetti naturali del crossfeed, influenzando la percezione e mescolando le decisioni relative al panning da sinistra a destra, ossia in larghezza, nonché alla profondità da davanti a dietro. Di conseguenza, il panning, l’ambiente e persino l’equalizzazione e il bilanciamento che suonano correttamente in cuffia potrebbero risultare meno coesi sugli altoparlanti. Effettuando il panning di una voce al centro su una coppia di altoparlanti, la voce viene messa di fronte, nel centro. In cuffia, la voce si trova tra le orecchie. Nessuno dei due è giusto o sbagliato, ma dovremo abituarci alla traduzione tra cuffie e altoparlanti.

In effetti, un mix effettuato solo con le cuffie potrebbe portare a decisioni discutibili durante il processo di mixaggio. Se usiamo softwares come Sound ID Reference, esso appiattirà la risposta in frequenza della maggior parte delle cuffie, mentre plugin come CanOpener forniranno un crossfeed che imita, sulle cuffie, la presentazione spaziale degli altoparlanti. Fortunatamente, l’acustica della stanza non influisce sulle cuffie, quindi è più facile correggere le anomalie di frequenza delle cuffie che correggere gli altoparlanti in una stanza. Sound ID Reference fornisce curve di correzione integrate per centinaia di modelli di cuffie, mentre ogni configurazione di altoparlanti richiede la creazione di una curva di correzione personalizzata.

La scelta delle cuffie è personale, forse anche più della scelta dei monitor. Ogni paio di cuffie fornirà un’esperienza diversa a causa delle dimensioni, della forma, dei materiali di costruzione e della filosofia di design. In definitiva dobbiamo considerare i limiti fisici delle cuffie. Le cuffie, semplicemente, non spingono l’aria come fanno gli altoparlanti, quindi non sentirai quella vibrazione fornito dagli altoparlanti, un aspetto che aiuta nella traduzione musicale.

Mix in Cuffia vs Studio Monitors: Conclusioni

Dal momento che non possiamo rispondere chiaramente quale sia la soluzione migliore, cosa si deve fare? Usare entrambi. Nel corso della vostra esperienza, troverete un processo che funziona meglio per voi. Forse lavorerete scegliendo le cuffie per motivi di chiarezza e poi finirete il mix sui monitor. Con il COVID, personalmente, ho invertito con successo il mio solito flusso di lavoro in circa 80% di cuffie, e il 20% di altoparlanti.

Potrebbero essere necessari alcuni tentativi ed errori, ma se elaborate una routine che utilizzi i punti di forza di entrambi i tipi di monitorggio, sarete meno inclini ai punti deboli di entrambi.

Suggerimenti per il Flusso di Lavoro in Studio

SUGGERIMENTI PER IL FLUSSO DI LAVORO IN STUDIO

Nel nuovo episodio di HeyGiona, in esclusiva per noi di DJ-Mag.it, Giona Guidi ci propone alcuni suggerimenti per ottimizzare il flusso di lavoro in studio.

Il flusso di lavoro è un elemento chiave per chiunque crei, che si tratti di produzione musicale, scrittura di un libro, riprese o montaggio di video, etc. Un flusso di lavoro solido non solo velocizza il lavoro, ma consente anche di essere più creativi. Quando un’idea ti viene in mente, devi essere in grado di conoscere il modo più rapido ed efficiente per inserirla nel tuo progetto.

Per questa ragione ho deciso di investire una piccola quantità di tempo per ottimizzare le mie sessioni. Quindi la prossima volta che ti siedi per fare un pò di musica, dedica i primi 30 minuti a seguire i seguenti suggerimenti. Per me sono stati efficaci, potresti trovarli utili anche tu.

Modelli di progetto

Quando apri il tuo sequencer preferito, è bene avere tutto già impostato, in modo da essere pronto per buttare giù idee il più rapidamente possibile. Alcune modelli di base potrebbero includere mandate di riverbero e delay, oppure alcuni bus di compressione parallela già impostati per tutta la sezione ritmica. Se utilizzi un ghost kick per eseguire la compressione sidechain, ti suggerisco di tenere la relativa traccia già impostata nella parte superiore del modello, pronta per l’uso.

SUGGERIMENTI PER IL FLUSSO DI LAVORO IN STUDIOTemplate di Ableton Live di partenza personalizzato

Uno degli accorgimenti che mi porta più beneficio è avere i miei Drum Rack di Ableton già caricati su ogni canale. Ho le mie tracce di cassa, rullante e hat già impostate quindi, non appena apro un progetto, mi basta premere una nota sulla mia tastiera e creare un groove. Questo è un grande risparmio di tempo e ti permetterà di iniziare a fare musica più velocemente.

La tua libreria di Campioni

Molti di noi hanno librerie di campioni sterminate, frutto di anni di raccolta, e ci ritroviamo a scorrerle all’infinito alla ricerca di quello perfetto per il progetto o che, quantomeno, possa essere di ispirazione per l’arrangiamento. Sebbene lo abbia rimandato per anni, alla fine mi sono deciso a raccogliere una mia libreria personale di campioni. Non è necessario (e forse non è nemmeno consigliabile) farlo in un unica sessioni in studio, puoi completare il processo un pò alla volta, ma ti suggerisco di salvare i campioni che usi spesso in una tua cartella personalizzata e poi creare al suo interno delle sottocartelle per ciascun strumento come il basso, i synth o la batteria,

SUGGERIMENTI PER IL FLUSSO DI LAVORO IN STUDIODrum Rack Ableton Live 11

Con riferimento specifico ai campioni di batteria e ai modelli di progetto di cui parlavo all’inizio dell’articolo, ti raccomando di creare un banco con la selezione delle tue casse, percussioni, rullanti, etc. preferiti. Questo ti aiuterà anche a creare la tua identità musicale, garantendo la continuità da un progetto all’altro e la percezione di una sorta di “firma” dell’artista. Dedicando un pò di tempo alla creazione di questi banchi, risparmierai perdite di tempo.

Organizza i tuoi Plug-In

L’organizzazione è fondamentale nella produzione musicale. Assicurati di sapere esattamente dove cercare i plug-in specifici che potresti voler utilizzare nei tuoi progetti. Ad esempio, in Ableton (ma anche in StudioOne, Logic o Cubase) puoi organizzare la tua libreria di plug-in e creare le tue cartelle. Nella versione 11 di Ableton che sto testando in beta e, al momento in cui scrivo questo articolo, è in fase di rilascio, sono stati finalmente pre-organizzati gli strumenti in macro categorie, Tuttavia, nulla vieta di scendere in modo più granulare nella personalizzazione, aggiungendo i plug-in di compressione preferiti nella cartella Compressori, oppure tutta la suite di CableGuys in una cartella denominata CableGuys. Ciò mi evita di scorrere all’infinito tutti i miei diversi strumenti o effetti, alla ricerca di quello che mi serve.

SUGGERIMENTI PER IL FLUSSO DI LAVORO IN STUDIOFinestra delle cartelle di Ableton Live 11

Spegnere il Telefono

Quando lasci che lo smartphone entri con te in studio, puoi stare certo che ti ritroverai a interrompere il flusso di lavoro e la magia del momento ispirato per colpa di una chiamata o di un messaggio di Whatsapp. La distrazione che questa circostanza provoca, può deviare in maniera consistente il fiume di idee che stava scorrendo dalla tua mente alle dita sulla tastiera MIDI. Quindi suddividi la tua sessione in studio in sezioni della durata di rica 1 ora e poi prenditi una pausa di 5 minuti per controllare i messaggi. Sebbene qualcuno sia più predisposto di altri a gestire più cose contemporaneamente, la verità è che il cervello può concentrarsi, in modo efficiente, su un’unica cosa alla volta.

Non riesci ad andare avanti

Se stai lottando per far venire fuori qualcosa di buono in studio, non sei solo. La creatività arriva a ondate e quando c’è devi cavalcarla. Non voglio dire che puoi allontanarti dal computer se non ti senti ispirato, devi superare il blocco in cui sei incappato. Prova con qualche espediente come quello di impostare un timer di 2 minuti, entro i quali stendere un loop di batteria. Poi ripeti la cosa per altri 2 minuti per la linea di basso, per una top-line e via discorrendo. Il risultato potrebbe non piacerti, ma sicuramente ti verranno in mente alcune nuove idee che ti avranno aiutato ad uscire dell’impasse in cui ti trovavi.

SUGGERIMENTI PER IL FLUSSO DI LAVORO IN STUDIO: QUALI SONO I VOSTRI?

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[Tutorial] Cosa Rende Perfetta Una Traccia Vocale?

Che si tratti di una canzone soulful degli anni ’70, di una classica canzone rock degli anni ’80 o di una popolare canzone dance elettronica di oggi, le canzoni con testi hanno una cosa in comune, indipendentemente dal genere: una traccia vocale potente ed emotiva.

In questo post esaminiamo cinque semplici modi per aiutare la tua voce a farsi notare nel modo in cui desideri.
1. Bere acqua

Potrebbe sembrare un gioco da ragazzi, ma molti cantanti spesso dimenticano di idratarsi prima di entrare in una sessione di registrazione. Rimanere idratati è di fondamentale importanza quando si tratta di esibire le proprie doti canore, sia sul palco che in una sessione di registrazione.

Bere acqua almeno venti minuti prima di prepararsi a cantare dietro un microfono. Non solo mantiene il tuo corpo sano e funzionante correttamente, ma dà al corpo il tempo per mantenere le corde vocali lubrificate e agili in modo che la tua “casella vocale” possa fare il lavoro.

2. Sorridi

Quando sorridi, i tuoi zigomi si alzano e creano uno spazio più risonante nella tua bocca. Ciò migliora la qualità tonale del tuo canto creando un tono più luminoso e più caldo, e aiuta la tua voce a risuonare, il che è spesso il motivo per cui i cantanti sorridono quando passano a un tono più alto. Ciò aiuta a individuare le note più difficili da raggiungere, determinando un tono più desiderato e rendendo più facile per l’ascoltatore ascoltare la pronuncia dei testi.

A volte, anche solo cambiando la forma della tua bocca quando canti, puoi creare alcuni strani nuovi toni nella tua voce, quindi sii creativo e provi alcune facce diverse… sorridi quando canti!


3. Mantieni il ritmo
Ci sono molte tecniche in post-produzione per aiutare un vocalist a stare in sintonia e in movimento, ma queste tecnologie non sempre valorizzano  il talento e l’energia originali di un cantante.

Il ritmo è uno degli aspetti più importanti della musica; che tu stia cantando una melodia di danza allegra o una ballata stravagante, il ritmo è l’elemento chiave. Il fan della musica media può notare quando un cantante è fuori tempo, quindi è molto importante fare del tuo meglio per rimanere in tempo con il metronomo (o in tempo con la band con cui ti esibisci) quando stai registrando la tua parte vocale per una canzone.

Una tecnica comune è quella di suonare silenziosamente il ritmo nella tua coscia o mano mentre canti per sentire fisicamente il ritmo, specialmente per i brani con ritmi complessi o sincopi.

Quando una sezione di una canzone è difficile da inchiodare, a volte aiuta rallentare il tempo e/o aumentarlo gradualmente; vai sempre dal lento al veloce quando sperimenti la tua performance su un brano.

La funzione metronomo dell’app Spire è un ottimo modo per stare in  sincronia ovunque tu sia, sia che si trovi in ​​studio a casa o lontano dalla civiltà.

Ecco un video che mostra quanto è facile impostare il tempo nell’app Spire. Impostare un metronomo nell’app Spire può avvantaggiare seriamente qualsiasi esecuzione o registrazione, ed è sempre una buona pratica anche per suonare dal vivo.

4. Canta con emozione

Niente può rendere una traccia vocale degna di essere ascoltata senza una vera passione ed emozione dietro di essa. Il cantato cadrà nel posto giusto finché c’è uno scopo e un’intenzione che sostiene il  tutto.

Ci vuole forza e partecipazione in una performance vocale. È molto facile stancarsi dopo aver cantato la stessa linea vocale più e più volte – solo i migliori cantanti sono in grado di stare nello studio per ore e ore dando ripetutamente la stessa quantità di sforzo ed emozione in ogni take.

Se hai cantato il take un paio di volte e non suona bene, fai una breve pausa per rinfrescare la tua mente. Non vale la pena registrarlo se non ha ogni centimetro di emozione per cui è stato originariamente scritto! Il che ci porta all’ultima e più importante dritta…

5. Fallo ancora e ancora

Questo è semplice matematica; più si registra, più opzioni si hanno quando si sceglie quella giusta. Certo, ci sono delle volte in cui l’atmosfera è giusta e le stelle si allineano, e sei in grado di registrare una traccia che sembra giusta al primo take (come “Billie Jean” di Michael Jackson, per esempio), ma raramente una canzone nell’industria musicale viene registrata senza prendere frammenti da più takes (o “comping” come viene chiamato).

Prova una combinazione di tecniche diverse per risultati diversi: emozioni diverse, forme della bocca, posizioni in piedi, stanze, persino l’ora del giorno possono influenzare il modo in cui suona una traccia vocale.

A volte, le anomalie vocali più strane e fantastiche trovano la loro strada nella produzione finale, quindi continua a sperimentare con la tua voce e il tuo ambiente per tirare fuori il meglio in ogni traccia vocale che registri.

Recensione: ADAM A5 Studio Monitors

ADAM Audio è decisamente molto nota per i suoi altoparlanti dotati di tecnologia ART (Accelerating Ribbon Technology) con tweeter a nastro. Il modello di monitor che ci troviamo ad esaminare oggi è  il piccolo ADAM A5, fratello minore della A7, un altoparlante reflex a due vie destinato all’uso sia multimediale che studio.

Gli A5 sono contraddistinti da comandi posti sul pannello frontale e questa è una caratteristica che abbiamo immediatamente apprezzato. E’ molto comodo poter regolare il volume e l’accensione in modo diretto, tanto più che con un solo comando è possibile gestire entrambi i monitor. Questi ADAM offrono un woofer  a sandwitch da 5.5 pollici in fibra di carbonio e Rohacell , un tweeter con tecnologia ART tweeter  e ben 2 amplificatori da 25 watt , uno per ciascun trasduttore. Il tutto è racchiuso in un solido case dal peso di 5kg e dalle dimensioni compatte di 172 x 285 x 200 mm. Come anticipato il pannello anteriore presenta l’interruttore di accensione, il pomello rotatorio per la regolazione del volume e due spie, una che indica lo stato di accensione, l’altra la connessione Link che permette di controllare anche l’altro monitor della coppia. Nel pannello posteriore sono disposti numerosi controlli per adattare lo speaker all’acustica della stanza o alle proprie preferenze. Le A5 dispongono di ingresso bilanciato (XLR) e sbilanciato (RCA) avendo così connessioni ottimali sia per lo studio professionale che per la casa. Una caratteristica speciale è l’adozione dello Stereo-link®, una tecnologia esclusiva delle A5: ci sono infatti due input – output addizionali per un secondo canale stereo, è possibile perciò collegare in serie più monitor e regolarne il volume con un unico controllo. Tre pomelli rotatori consentono all’utente di impostare le frequenze alte (±4 dB), i medi (±6 dB at 6 kHz) e i bassi (±6 dB at 50 Hz).


Le A5 sono disponibili in tre colorazioni: laccati nero, laccati bianco e un tradizionalissimo nero opaco. Le finiture laccate sono veramente molto belle e si sposano con qualsiasi ambiente moderno sia esso un soggiorno, la scrivania del personal computer o qualsiasi studio di produzione musicale Audio e/o Video. Le rifiniture della cassa sono perfette in ogni dettaglio e non esiste traccia di spigoli sulla parte frontale, tutte le rifiniture sono smussate o arrotondate.

Passiamo dalla forma alla sostanza: come suonano? Prima di pronunciarci sulla prova d’ascolto ci preme fare una doverosissima precisazione. Molti lettori ci scrivono per ricevere consigli sul tipo, marca o modello di monitor da acquistare in relazione al tipo di produzione musicale che intendono realizzare. Cogliamo l’occasione per spiegare che non esiste il monitor oggettivamente migliore di altri, a parità di categoria e fascia di prezzo. Ci sono due parametri che condizionano in modo soggettivo la preferenza. Uno è il tipo di stanza in cui vengono inserite le casse. E’ totalmente falsante avere un monitor da 2000 euro se poi lo si fa suonare in una stanza non trattata acusticamente. Il secondo parametro è l’orecchio. Ciascun ascoltatore sviluppa preferenze personali che condizionano il suo giudizio decretando che un monitor sia troppo “medioso”, laddove un altro utente lo definirebbe neutro. Anche l’orecchio va educato ad un certo tipo di ascolto ed è quindi inutile cercare di stabilire se sia meglio una KRK 5, piuttosto che queste ADAM A5, in assenza delle due condizioni descritte poc’anzi.


Andando al cuore della prova di ascolto possiamo senz’altro affermare che la cassa è precisa e molto veloce su tutti i passaggi, anche i più difficili. La gamma fino ai 60Hz risulta piuttosto completa,  i bassi sono stabili e mai troppo ingombranti (nel limite delle basse frequenze imposto dal woofer di ridotte dimensioni), l’ariosità degli alti, sempre cristallini e mai offuscati insieme a medi precisi e distinti restituiscono una realtà sonora ampia e localmente ben distribuita. La stabilità del fuoco dell’immagine sonora è sempre nitida anche su passaggi con molti strumenti e, nonostante la velocità di risposta ai transienti sulle alte sia velocissima, la gamma bassa viene riprodotta contemporaneamente, senza i tipici problemi derivanti dall’ incoerenza dinamica dei materiali di trasduzione. La tecnologia ART a nastro è caratterizzata  dalla velocità con cui muovono l’aria, decisamente superiore ai normali trasduttori.


Versatilissime e poco affaticanti nell’ascolto, queste ADAM A5 ci hanno stupito per la trasparenza con cui fanno percepire le operazioni di editaggio e post produzione come equalizzazione e compressione. La potenza sonora contenuta le rende una scelta adeguata per stanze poco o per niente trattate e ambienti di piccole dimensioni. Utilizzati come near field di alto livello non sfigurano però nemmeno in grandi ambienti, magari  professionali. Quando si richiede potenza la cassa risponde senza problemi arrivando a livelli molto apprezzabili. Ad ogni modo esiste la possibilità di affiancare una unità per i bassi come la Adam Sub 7 che permette di estendere la gamma bassa fino a 30 Hz, utilissimo per ampliare il loro limite naturale alle basse frequenze con un’accuratezza straordinaria, una risposta molto asciutta ed equilibrata senza il benché minimo problema di ingombro sonoro.

In conclusione se cerchiamo un monitor per comporre, registrare ed editare musica, le ADAM A5 sono veramente un’ottima scelta, sia in termini qualitativi che di prezzo, visto che con meno di 600 € si può acquistare la coppia.

Sul sito, nostro partner, Mixexperience (www.mixexperience.it) che ci ha messo a disposizione il prodotto per questa recensione, possiamo trovarle in offerta ad un prezzo particolarmente interessante, vicino ai 550 euro a coppia.