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[Tutorial] Layered Kick Drum: il metodo della stratificazione

Oggi il nostro Giona Guidi ci spiega come ottenere dei suoni di Kick più corposi ed accattivanti attraverso la tecnica di layering, ossia la cosiddetta stratificazione.

La cassa è una delle componenti più importanti del vostro brano. Per questa ragione, nel mio precedente tutorial incentrato sull’organizzazione e razionalizzazione dello spazio di lavoro del proprio sequencer,  ho sottolineato che la categoria del groove ritmico (che personalmente codifico con il colore bianco) è quella che posiziono nella parte superiore della finestra di arrangiamento, proprio perché è il primo passo che compio nell’affrontare un nuovo progetto. Specialmente quando si parla di musica elettronica è molto importante che il kick drum risulti sempre presente e ben definito all’interno del nostro arrangiamento.  Una delle tecniche funzionali a tale scopo è quella di costruire il suono di kick attraverso la sovrapposizione di 2 o più suoni di cassa differenti, il layering.

Samples Master-Slave

La prima cosa da cui partire è quella che può sembrare più banale ma, credetemi, è tutt’altro che scontata: scegliere campioni di kick di ottima qualità. Come in cucina anche nella produzione di musica vale la regola ” per preparare un buon piatto bisogna usare gli ingredienti giusti”.  Se si scelgono campioni mediocri il risultato non potrà essere sicuramente ciò a cui aspiriamo anzi, c’è una seria possibilità che la stratificazione possa portare a risultati anche peggiori del singolo campione di partenza.

Kick Master

Kick Slave

Nelle librerie di suoni che troviamo in commercio possiamo trovare spesso gruppi di suoni ottenuti con il layering.  Questi campioni sono realizzati stratificando i suoni provenienti da differenti  batterie oppure registrazioni di uno stessa batteria attraverso però microfoni di varie marche e/o posizionati in modo diverso durante la ripresa (take). Sfruttando il medesimo principio possiamo sfruttare queste stesse tecniche per ottenere una cassa con maggiore corpo e timbro, magari sommando un campione di kick dotato di una punta maggiore nell’attacco ad un’altro con più corpo nelle basse frequenze.  A scanso di equivoci, tuttavia, mi preme sottolineare che il concetto di somma dei suoni è subordinato alle medesime regole del mixaggio di un dj. Quando un dj (e molti di voi lo saranno) miscela due brani agisce sull’equalizzazione dei singoli canali per ottenere un passaggio pulito in cui la sovrapposizione delle frequenze non generi distorsioni o l’impasto del suono in pista. Allo stesso modo il layering va di pari passo con opportune tecniche di compressione ed  equalizzazione che hanno lo scopo di non impastare il suono ed ottenere un risultato pulito ed efficace.

Kick Master + Slave (No Sidechain)


 

Compressione Sidechain

Partiremo quindi dal campione “master”, ossia quello che abbiamo scelto per il suo corpo nelle basse frequenze ed inseriremo un compressore con effetto sidechain posto sul campione che invece spicca per la maggiore punta nell’ attacco. La sorgente del sidechain sarà ovviamente il campione master, sul quale andremo ad aggiungere la punta. Grazie ad una adeguata regolazione dei parametri di attacco e rilascio (attack e release) del compressore potremo isolare la parte che ci interessa utilizzare e valorizzare nel secondo campione (punta) eliminando o  anche solo attenuando (in base alle regolazioni effettuate su attacco e rilascio) tutto il resto.

Sidechain Master-Slave

Esistono molteplici plugins in grado di assisterci nella realizzazione di un layered kick, alcuni di essi semplificano moltissimo questa procedura essendo stati creati appositamente per tale scopo. Tuttavia, sono qui per condividere con voi la tecnica di base che ci permette di ottenere l’obiettivo, anche in assenza di specifici plugins.

Kick Master+Slave (Sidechain)


 

Equalizzazione

Quando si interviene sulle equalizzazioni è sempre buona norma non esagerare con il boost, ossia nel pompare le basse frequenze. Tenendo presente che non esistono indicazioni valide universalmente e che tutto può avere una moderata variabilità in funzione del campione utilizzato, un lieve incremento (2/5 db) con una campanatura abbastanza larga (Q) nella zona tra gli 80 e i 120 Hz, dovrebbe valorizzare il campione master. Nel mio caso ho voluto  dare ulteriore incremento tra i 2 e i 5 KHz, per enfatizzare la punta del campione master, sebbene in questa gamma di frequenze sarà protagonista il campione slave. Un ultimo ritocco sempre piuttosto utile è quello di eliminare con un filtro passa basso tutta quella parte di spettro nella quale non c’è contenuto musicale o dove andrà a sedersi il suono del basso, contribuendo così a ripulire il mix finale. Per quanto riguarda il campione slave andremo invece a tagliare col filtro passa basso tutta la gamma sotto i 100 Hz andando così a supportare il compressore sidechain nell’eliminazione di tutto ciò che non ci interessa valorizzare di questo sample. Una curva EQ di tipo  high shelf con guadagno di circa 3/4db, preceduta da una riduzione a campana di circa 2/3 db sui 4Khz mi è servita a valorizzare le alte frequenze della punta che ci interessavano particolarmente in questo strato (layer) del kick slave.

EQ Master-Slave

Per rifinire il tutto sono andato a ridurre di 2 db il volume del campione slave per avere un bilanciamento ottimale sella somma dei miei due layers.

Kick Master + Slave (Sidechain & EQ)


 

Compressione

Quando si parla di kick drum e del relativo layering, la compressione ha un significato più artistico che tecnico visto che,  in linea generale, i campioni di kick drum non necessitano di una riduzione della gamma dinamica, scopo per i quali i compressori sono stati costruiti.  Il compressore servirà, piuttosto, ad alterare il tono, estrarre dettagli del campione o, addirittura, allungarne la coda. Assumono grande importanza quindi i parametri di attacco e di rilascio del compressore. Il controllo di attacco aiuterà a plasmare il tono del suono della cassa; se é troppo lento perderemo il transient del suono, se è troppo veloce non permetteremo al compressore di svolgere la propria funzione. Il controllo di rilascio dovrebbe essere impostato in modo tale che la riduzione del gain possa tornare a zero prima che venga suonato nuovamente.

Potete fare riferimento allo schema che allego per avere un riferimento visivo e pratico di quali frequenze maneggiare per ottenere il risultato voluto.

Bass Freq
Bass Freq

Un ringraziamento a Giona Guidi per il tutorial, a iZotope e Ableton per averci messo a disposizione il software ed i plugins utilizzati in questo tutorial.

[Tutorial] Organizzare ed Ottimizzare un Progetto in Ableton Live

Ableton_logo_nero

Abbiamo chiesto al nostro amico e collaboratore Giona Guidi di condividere con i nostri lettori alcuni consigli basati sulla sua consolidata esperienza nell’uso dei DAW/Sequencer e, in particolare, di Ableton Live. In questo breve tutorial Giona ci fornisce alcuni Tips sulla codifica e colorazione delle varie parti di un progetto ma anche sull’impostazione delle preferenze per ottimizzare il workflow e la resa audio globale del sistema.

COLORAZIONE E CODIFICA

Ogni volta che mi trovo ad iniziare un nuovo progetto, sia esso una mia traccia inedita, il remix di un brano altrui o un semplice mash-up il mio approccio di base è quello di mantenere organizzato il mio lavoro utilizzando una specifica colorazione per ciascuna sezione del progetto stesso. Sebbene in questo tutorial si voglia prendere come riferimento la piattaforma di Ableton live, l’approccio resta valido per qualsiasi sequencer si preferisca utilizzare.

Color Coding 1

Personalmente mi attengo costantemente al seguente schema, ereditato e adattato a mia volta da quello del Ableton Live Expert Martin Danley.

Bianco = Tracce Ghost (ad esempio SideChain Kick)
Grigio = Parte Ritmica
Rosso = Basso
Giallo e Arancione = Synth e Lead instruments
Blu = Voci
Viola = Fx
Rosa = Tutto ciò che richiede una particolare attenzione

Con Ableton la codifica a colori è agevolata perché può essere applicata alle singole clips, alle testate delle colonne, alle scene, alle catene di strumenti ed effetti nonché alle macro. E’ sufficiente selezionare ciò che ci interessa, fare click col tasto destro del mouse e scegliere dal menu contestuale il colore più appropriato. Stessa procedura se si intende rinominare ed in questo caso si può procedere anche con una classica scorciatoia da tastiera CMD – R

Color Coding 2

Una accortezza che suggerisco di avere è quella di disabilitare l’auto assegnazione del colore da parte di Ableton, togliendo la spunta alla specifica opzione che si trova all’interno del menu Preferenze nella sezione Look/Feel ed impostando il colore di default su Bianco visto che il groove ritmico è solitamente quello da cui parto per creare un nuovo progetto e non c’è progetto in cui io non mi avvalga della tecnica di SideChain Compression.

Colorare e Rinominare sono procedure veramente utili per il flusso di lavoro durante la produzione perché permettono di restare ben focalizzati su ciò che si sta facendo e dove lo si sta facendo. Il colpo d’occhio, una volta che ci si è educati al proprio schema di colorazione e nomi , ci permetterà di avere una visione pronta e chiara sulle nostre operazioni di editing. Vi sorprendereste nel vedere quanto tempo venga speso da molti produttori famosi ed abili ingegneri del suono proprio nella fase di organizzazione iniziale del progetto.

Vorrei dare in conclusione qualche piccolo consiglio per ottimizzare il setup di Ableton Live e farlo rendere al meglio. Per iniziare rechiamoci nel menu Preferenze:

Look/Feel: alla  voce “Auto-Nascondi Finestre dei Plug-in”, selezioniamo “No”.  Ciò consentirà di mantenere aperta la visualizzazione multipla e contemporanea dei  nostri plug-in.

Pref 1

Audio: alla voce “Freq.Camp. e Convers. Pitch default” scegliamo “Alta Qualità”.

Pref 2

Record/Warp/Launch: impostiamo su 24 bit la voce “Profondità di Bit”, mentre nel campo “Warp/Fades”  scegliamo“Complex” come “Modalità Warp di Default”. Infine impostiamo “No” nel campo “Crea Dissolvenze agli estremi delle Clip”.

Pref 3

CPU: se il processore del vostro computer ha tale caratteristica scegliamo “Si” alla voce “Supporto Multicore/Multiprocessore”

Pref 4

[Interview] ADE 2011: Hardwell

 

Come anticipato nel precedente post, abbiamo approfittato della presenza ad ADE 2011 del nostro Giona Guidi per fare qualche interessante intervista. Ci è appena pervenuto via email questo interessante scambio tra Giona e il top producer Hardwell. Eccone la trascrizione…

Giona: Ci sono molti produttori , giovani e meno giovani, che cercano di emergere. Purtroppo il sistema è quello che si definisce un circolo vizioso visto che per produrre un disco servono i soldi e per guadagnarli servono le serate che però non arrivano con facilità fino a che non si diventa sufficientemente famosi. Cosa ti sentiresti di suggerire per superare questa empasse?

Hardwell: Io credo che oggi non servano tutti questi soldi per mettere sul mercato una traccia. Senza fare ipocrisia sappiamo tutti che internet mette a disposizione gran parte dei softwares, plugins e samples necessari in modo alternativo al loro regolare acquisto. Questo, sebbene discutibile, consente uno start up a costi decisamente contenuti pertanto mi sentirei di vedere un programma crackato come uno strumento che consente di dimostrare la propria consistenza come producer. Se si ha la stoffa, i soldi arriveranno e si potranno comprare le versioni originali, per correttezza e soddisfazione personale.

Giona: Esistono però generi e generi. Per una traccia vocale si dovrà mettere in conto anche la spesa di un cantante e vista la tendenza segnata dai top producers che si rivolgono a nomi altisonanti del mondo pop, dovrai ammettere che l’asticella si è alzata ulteriormente e competere diventa veramente difficile, se non impossibile.

Hardwell: Condivido, ma non fino in fondo. Esistono esempi come quello di Avicii che non nasce come dj, ma lo diventa dopo aver raggiunto popolarità con i suoi pezzi pubblicati sui vari blogs. Molte delle sue tracce iniziali e parliamo di tracce di successo sono nate come versioni strumentali. Oppure basta pensare a One di Swedish House Mafia che è stato un successo planetario nella sua versione strumentale, senza bisogno di un cantato.

Giona: Interagire con una etichetta discografica di prestigio, oppure con un top producer come te è difficile come molti pensano, oppure ritieni che sia un luogo comune?

Hardwell: Oggi ci sono molti strumenti che facilitano il dialogo ed il confronto. Twitter più di Facebook è sicuramente uno di quelli. Io spendo una parte del mio tempo ad interagire con le persone attraverso Twitter. Ovviamente non posso avere una parola per tutti, ma mi capita di dare un consiglio oppure esprimere un giudizio su un promo/demo. In ogni caso sul mio profilo chiunque può trovare l’indirizzo email della mia etichetta e sottoporre il proprio brano. Se il mio staff lo ritiene valido e compatibile con la linea della label mi gira il file perchè io possa ascoltarlo ed esprimere il mio giudizio. Virtualmente chiunque può avere la propria occasione di essere ascoltato.

Giona: Grazie Hardwell

Hardwell: Grazie a Voi.

[News] Ludovic Gosmar Ft. Just Cris – Into My World: Nuova Release e Video

 

 

Dj Ludovic Gosmar si riaffaccia sulla scena dance europea con il suo nuovo singolo Into my world, prodotto da Hit Beat Records.

Un singolo dal carattere decisamente internazionale, cantato dalla giovane promessa Just Cris direttamente da Londra, che con la dolcezza della sua splendida voce, crea un’elegante fusione con le ritmiche incalzanti delle diverse versions, accrescendo l’intensità e l’emozionalità del brano.

Dj Ludovic Gosmar

Dj Ludovic Gosmar

Ritmiche sempre originali, un groove travolgente e un riff che entra subito in testa, questi sono i punti di forza di questa produzione dal sapore vagamente anni ‘90.

Dall’original version del producer Groovy, nascono i numerosi remixes curati da noti dj internazionali tra cui 50 Hz (aka Giona Guidi, Lele Cecchini e Steve Banzara), la giapponese NeroDoll&Holly, David Crops, Steve Nast & T-Loop, Samuel Kimkò, Drop e Anthony Louis, che contribuiscono a dare lustro a questa dance song, rispondendo alle diverse esigenze degli amanti della dance music di tutta Europa e del mondo.

Just Cris

Just Cris

Into my world, un viaggio travolgente dal quale non si vorrà più tornare indietro! Potete ascoltare una mixed preview delle varie versioni dal seguente video Youtube:

 

TRACKING LIST:

1.     Into my world -main version (extended)

2.     Into my world -original version

3.     Into my world – dj Samuel Kimkò club remix (extended)

4.     Into my world – David Crops deep remix

5.     Into my world – neroDoll&Holly remix

6.     Into my world – T-loop, Steve Nast, Ben-Dj club mix (extended)

7.     Into my world – 5O Hz remix

8.     Into my world – Drop remix

9.     Into my world – Anthony Louis deep remix

10.   Into my world – main version (radio edit)

11.   Into my world – dj Samuel Kimkò club remix (radio edit)

12.   Into my world – T-loop, Steve Nast, Ben-Dj club mix (radio edit )

 

Ed ecco il video ufficiale del brano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[News] Michael Procter: Nuovo Singolo e Remix Italiani di Giona Guidi e Fabio Tosti

Michael Procter - Never (GIona Guidi Remixes)

Michael Procter, mostro sacro della musica house e soulful, autore di perle come Love Don’t Live o Deliver Me, si ripropone al pubblico in occasione del recente Miami WMC 2011, appuntamento “must” a livello americano ed internazionale per presentare le fatiche discografiche di producers e remixers di tutto il mondo. Il nuovo singolo del cantante americano intitolato Never non delude le aspettative, con le sonorità cui ha abituato i suoi estimatori, tipiche di un predicatore gospel “old school” ed una grandissima energia garantita dalle numerose versioni soulful, garage, deep, club-house in cui viene presentato il package.

Ci fa piacere evidenziare che al progetto sono stati chiamati a partecipare anche due producer italiani Giona Guidi e Fabio Tosti , il primo romano di nascita e toscano d’adozione, il secondo pugliese. Molto interessanti entrambe le interpretazioni sebbene in generi completamente diversi. Giona Guidi decisamente più club house con qualche concessione alle sonorità swedish, mentre Fabio Tosti abbraccia il mondo raffinato della soulful house.

Una menzione particolare per la seconda versione di Giona Guidi, la Hand Up Dub che è stata molto apprezzata da djs e producers internazionali del calibro di Dave Morales che l’ha suonata  in occasione del proprio set allo Shelborne.

Giona Guidi Vocal Club Mix – Giona Guidi Hands Up Dub

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Fabio Tosti Classic Mix

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Joe Calabro Original Classic Mix

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The Black Mix

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Tomorrow People Shiver Mix

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